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Finanza, impresa, territorio: il ruolo delle fondazioni
Le fondazioni italiane di origine bancaria sono un modello virtuoso studiato a livello internazionale. Determinante è la capacità di questi organismi di diritto privato, sussidiari della collettività e degli enti pubblici, di dare sostegno al territorio per quanto riguarda lo sviluppo sociale, culturale ed economico. Si tratta di un ruolo che può rivelarsi particolarmente incisivo nel complesso periodo storico attuale, in particolare per quanto riguarda il contrasto alla de-industrializzazione.
Le fondazioni – infatti – proprio per i vantaggi offerti dalla loro governance di soggetti privati in un Paese caratterizzato da una grande complessità di gestione del settore pubblico – possono agire da pivot per la promozione della sostenibilità economica, sociale e ambientale delle zone su cui intervengono. In questo senso l’esperienza di una provincia come quella di Terni rappresenta un esempio a cui dedicare attenzione, anche attraverso l’azione di Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Nardi (Carit), la fondazione di origine bancaria locale.
A 140 anni dalla nascita delle acciaierie di Terni, uno dei più grandi impianti d’Europa in quel momento, la sfida di una zona storicamente vocata all’industria pesante è oggi quella di intervenire su evidenti fragilità economiche e sociali. Queste emergono non tanto dall’analisi dei dati occupazionali, quanto piuttosto dalla bassa produttività per addetto che si ripercuote su remunerazione, reddito e patrimoni medi. Gli ostacoli alla trasformazione delle attività verso settori innovativi incidono, poi, sull’esodo dei giovani e in particolare modo dei laureati. Tale aspetto si innesta su un’altra fragilità del territorio, peraltro condivisa da diverse aree del Paese, che è quella del calo demografico.
In un tale quadro l’intervento della Fondazione Carit è stato contraddistinto dall’impegno sociale – ad iniziare da quello in ambito sanitario – da intendersi non solo come presidio per l’equità, ma anche come una leva per migliorare i servizi e agevolare l’attrazione per persone e investimenti. Accanto a questa pur fondamentale opera di welfare sociale, c’è stato un particolare impegno nella promozione dello sviluppo, attraverso il sostegno al rilancio e alla diversificazione dell’economia.
Notevole importanza hanno rivestito gli interventi sulla formazione dei giovani, oltre che su arte e cultura: tutti campi in cui si ricorda il particolare impegno del Vicepresidente della fondazione, Ulrico Dragoni. Si è puntato a rendere il turismo culturale una nuova leva di sviluppo economico complementare ad altri settori produttivi, oltre che un volano per l’attrazione di capitale umano, ad iniziare dal rientro dei cervelli formati o impegnati professionalmente altrove.
Questo sforzo si è valorizzato in parallelo al ruolo della fondazione a sostegno della cultura industriale del territorio. Le fondazioni di origine bancaria, del resto, rimangono in Italia un luogo centrale di collaborazione con i soggetti imprenditoriali. Questo dialogo, su territori ancora fortemente caratterizzati da tradizione industriale, può trasformarsi nella valorizzazione delle competenze locali al fine di favorire nuovi insediamenti. In quanto enti indipendenti, le fondazioni sono infatti particolarmente adatte a fare sistema, riunendo risorse culturali, umane e finanziarie per lo sviluppo locale. La loro caratteristica di investitori con finalità pubbliche e la conseguente capacità di realizzare, in tempi più contenuti, opere e infrastrutture di interesse collettivo rende questi attori particolarmente adatti a progetti di ampio respiro, facendoli emergere come uno dei luoghi deputati a immaginare e a implementare concretamente il futuro di un territorio